Il problema della malasanità costituisce da sempre una piaga dell’intera
penisola italiana, a discapito di alcune regioni che si collocano ai primi
posti in senso negativo. Da ciò scaturiscono i cosiddetti “viaggi della
speranza” che costringono migliaia di utenti a spostarsi per andare alla
ricerca di un centro idoneo a prestare un’adeguata assistenza medica.
Da qui la necessità dell’Associazione Tuteliamoci di porre tra i molteplici
campi di interesse e tutela la salvaguardia dei diritti del malato,
tutelandolo e offrendo assistenza in tutti quei casi in cui si sia manifestata
una circostanza di malpractice medica, avviando, ove necessario,
controversie nei confronti dei medici responsabili di un danno alla salute
dell’utente ricorrendo ai principi inalienabili enunciati solennemente nella
Costituzione Italiana e nella Carta europea dei diritti del malato.
In soccorso dei medici arriva il nuovo provvedimento Gelli, un’importante
svolta nella tutela dell’utente e a discapito del paziente. Secondo tale
normativa dovrà essere il paziente stesso, che intende avviare un’azione
risarcitoria nei confronti della struttura ospedaliera, dimostrare l’effettiva
sussistenza dell’errore da parte del medico. Si tratta, dunque, di una
garanzia per gli esercenti la professione sanitaria attraverso la previsione
presso le strutture di un’adeguata funzione di monitoraggio, prevenzione
e gestione del rischio.
Il diritto a ricevere un equo risarcimento nel caso di danno causato da un
errore sanitario viene solennemente previsto nella Carta Europea del Dei
diritti del malato, promossa dall’ Active citizenship network (rete
costituita da dodici organizzazioni civiche attive all’interno dell’Ue) che
raggruppa i diritti inalienabili del paziente che ogni Paese dell’Unione
Europea dovrebbe garantire; diritti che sono a rischio a causa della crisi
finanziaria dei sistemi nazionali di welfare.
Nonostante il primo comandamento della professione sanitaria “per
prima cosa non nuocere”, l’errore derivante da negligenza, imprudenza e
omissione continua a persistere negli ospedali italiani, da Nord a Sud,
infondendo nel paziente una mancanza di fiducia nei confronti del medico
che lo cura. Ci troviamo, dunque, dinnanzi ad un sistema sanitario
disorganizzato che risente di degrado e incapacità gestionale da parte
degli organi competenti.